L'èquipe predisposta all'attività della R.E., è da considerare necessariamente un gruppo multidisciplinare, data l'eterogeneità delle competenze professionali in atto e la specificità dell'approccio che ogni operatore utilizza rispetto al soggetto. A prima vista, quindi, l'attività svolta da tale gruppo potrebbe sembrare settoriale e priva di tutta quella serie di articolazioni che caratterizzano invece un'èquipe, ossia le relazioni.
In realtà i due aspetti, le competenze specifiche e le relazioni, appunto, si incrociano e si fondono perfettamente dando origine ad un gruppo di lavoro che pone in essere un'alta specializzazione e comunica secondo un piano di comunicazione "ramificata".
Il Saper Fare, allora, rappresenta un continuo aggiornamento delle conoscenze specifiche nelle aree di interesse degli operatori, ma che diventa comune mediante l'inter-scambio, trasformandosi, così, da multidisciplinare ad interdisciplinare.
Le aree di studio coinvolte riguardano principalmente due aree, la sfera medica e quella psicopedagogica. In realtà, se ne potrebbe inserire un'altra, ossia quella ludico-sportiva che alleggerisce il carico di tensione che ogni bambino ha durante una qualsiasi attività terapeutica. E' importante che questo aspetto non venga sottovalutato. Infatti, è anche attraverso il gioco che il bambino ha la possibilità di alterare i propri ordini, ponendo in discussione stereotipi, schemi prefissati, sicurezze, ed acquisendo sempre nuovi elementi di comprensione e di accesso alla realtà.
Per quanto riguarda la sfera medica, le figure particolarmente coinvolte sono il neuropsichiatra, il medico fisiatra, i tecnici della riabilitazione e i fisioterapisti che elaborano un piano terapeutico idoneo per quel singolo soggetto in previsione dei risultati attesi. La sfera psicopedagogica non prevede più di una figura, a differenza di quella medica. Questo, tuttavia, non significa che nel quadro generale del lavoro, essa occupi un ruolo marginale. Lo psicologo (lo psicoterapeuta, o lo psicopedagogista) ha il compito di valutare in termini relazionali i progressi che il bambino ha raggiunto sia rispetto agli operatori, i mediatori, quindi verso l'interno, sia rispetto alla famiglia e alla scuola, ossia verso l'esterno. In questo senso, il contributo dato e dai genitori e dagli eventuali assistenti sociali o insegnanti, risulta importante per una maggiore comprensione, a livello globale, dei risultati ottenuti ed ottenibili.
Nonostante, poi, sul campo operi un solo membro dell'èquipe, è in realtà l'èquipe, mediante lo scambio di informazioni ottenute sui diversi fronti, medico, psicopedagogico, ludico, che elabora le eventuali modifiche da apportare al trattamento riabilitativo. Quindi, questa multidisciplinarietà di competenze viene ad unificarsi e a trasformarsi in un gruppo di lavoro regolato da dinamiche emotive intense, da una pluralità di idee, conoscenze e di valutazioni che lo definiscono come tale.
Concludendo, si può affermare che il gruppo di lavoro, in particolare in un tipo di organizzazione non gerarchica come l'ippoterapia, possa considerarsi come una pluralità, e non la semplice somma di più elementi, che tende progressivamente all'integrazione dei suoi legami psicologici, all'armonizzazione delle uguaglianze e differenze che si manifestano nel collettivo.